sabato, febbraio 25, 2006

qualcosa che vada un po' in là..

Bipolarismo senza radici

Sembra che in Italia qualcuno spinga perchè si riproduca lo stesso schema politico-culturale americano basato sulla suddivisione in due schieramenti a cui ricondurre tutte, o quasi tutte, le decisioni di interesse generale: lo schieramento conservatore e quello progressista. Ciò che deve
caratterizzare entrambe è la censura delle proprie radici storico-culturali e il superamento
dell’anomalia italiana. L’imperativo sembra essere quello di liberarsi dall’ideale professato per cui le realtà popolari non possono dire alcunché sulla vita sociale, economica, politica, perché parlare da una tradizione, da un mondo di comunità, religiose o laiche, signica automaticamente intrallazzo, clientelismo. Si dimentica che è vero proprio il contrario. Proprio lo sradicamento dei partiti dalle realtà popolari e dagli ideali che ne sono alla radice è la causa del degrado morale della nostra società poiché ha arrestato o a-evolito, innanzitutto nei singoli, il processo educativo. La continua critica dei valori tradizionali deve avvenire nel paragone con il proprio cuore ed è
aiutata dall’appartenenza a una realtà mossa da un’esperienza ideale. Se ci si sradica da
un’appartenenza ideale, rimane solo la difesa aprioristica e moralistica di valori a cui non crede più nessuno (conservatori), contrapposta a una dissacrazione radicale, giacobina e nichilista di ogni certezza (progressisti). Così in entrambi gli schieramenti che si fronteggiano cresce solo il cinismo della lotta per il potere, mascherato dall’opposta ed identica nzione di una lotta per permettere la vera modernità. Purtroppo questo mediocre immeschinimento sta avvenendo anche in Italia.
Evidentemente i due schieramenti non si equivalgono. Questo processo è più grave in chi, alla
cialtronesca ricerca del proprio interesse, aggiunge una visione ideologica basata sull’homo
homini lupus e su un’idea di Stato che implica l’imposizione della democrazia ai cittadini.
In realtà dietro queste nobili e meno nobili teorie si annida, neanche troppo celato, l’interesse di
lobby per le quali è più facile agire in un bipolarismo senza radici. Strano allora che il presidente
Bush, esponente di spicco di uno dei fronti americani, quello conservatore, nel suo ultimo discorso torni a parlare di educazione come di una emergenza nazionale, quasi conscio che nessuna lobby e disegno di potere può ovviare alla sparizione della responsabilità delle persone che compongono una nazione. Cosa insegna questo ai potenti nostrani e anche a quelli che, sinceramente impegnati per la difesa della persona e della sussidiarietà, certe volte sembrano tentati dalle lusinghe del potere?
Giorgio Vittadini
Presidente di Fondazione per la Sussidiarietà
da il Giornale - 7 febbraio 2006
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