mercoledì, dicembre 07, 2005

Festa di Natale

Questa mattina mia moglie ha fatto il punto sugli impegni delle imminenti festività. Arrivati al 22/12 ha declamato un appuntamento che ha avuto su di me lo stesso effetto di un colpo di mortaio tedesco in un accampamento della 101 aviostrasportata durante la controffensiva delle Ardenne: devastante.

“Il 22 c’è la festa di Natale del piccolino all’asilo...”

In un lampo mi sono passate di fronte le agghiaccianti scene della festa dell’anno scorso.

Riccardo aveva circa 21 mesi ed era un tenero fagottino che a malapena articolava qualche suono.

Per diversi giorni avevamo raccolto frammentarie notizie relative alla festa di Natale ed avevamo compreso che tutto verteva sul corso di musica a cui l’avevamo iscritto. La direttrice dell’asilo ci aveva infatti detto che nei primi mesi di vita i bambini sono molto sensibili alla musica ed è quello il periodo migliore per stimolarne la sensibilità artistica. A quel punto io e mia moglie ci siamo sentiti investiti di una missione: potevamo lasciare che un potenziale Mozart appassisse tra le nostre mani?

Abbiamo scucito 360 e passa euro e lo abbiamo iscritto a questo spettacolare corso. In segreto ho iniziato la ricerca di un clavicembalo ed un violino del ‘700 in maniera che il piccolo Amadeus avesse agio di esprimersi. Mortificato di non poter proprio offrire strumenti adeguati alla bisogna avevo ripiegato su uno xilofono della Chicco ed ero in pista per un flautino.

Come prova dei risultati raggiunti il piccoletto si esibiva a casa in danze da derviscio muovendo le braccia come se volasse sulle ali del vento. Io avevo dato la colpa a sostanze tossiche presenti nella mensa dell’asilo, mia moglie invece rimaneva ferma sulle notevoli capacità del piccolo. Il tutto trovava conferma nelle parole del Maestro di musica che descriveva Riccardo come un fine esteta ed abile istrione in grado di incantare il pubblico più raffinato ed esibirsi con disinvoltura in canti, balli e musiche varie. Il tutto stonava con l’idea che avevo di quel piccolo e timido fagiolino amante del calcio da corridoio e esteta del triciclo volante (seduto sul triciclo con il Tigro veniva da me lanciato a velocità siderali lungo il corridoio a rischio di traumi multipli per tutti e tre...), ma non vi davo peso.

Mi ero dunque rassegnato all’idea di avere un figlio che avrebbe girato il mondo tra un’orchestra e l’altra e non al seguito dei Los Angeles Lakers quando arrivò la festa di Natale.

Ovviamente emozionati per quella prima apparizione pubblica del giovane talento avevamo già escogitato alcuni trucchi per evitare la sovraesposzione mediatica seguente alla sua performance.

Ci recammo dunque all’asilo posizionandoci, per non influenzare il virgulto, in posizione defilata.

Dopo alcuni istanti fu dato fuoco alle polveri...

Il piccoletto, al mattino, era stato vestito con estrema cura per l’esibizione ma del suo completino blu restavano misere tracce. Durante il pranzo, scoprimmo in seguito, si era versato addosso un piatto di maccheroncini al sugo ed era quindi stato rivestito con una tutina di emergenza che avevamo lasciato all’asilo. Inutile dire che la tutina era ormai piccola per il giovane Amadeus e che quindi l’effetto era tipo profugo. Per di più era stato appena svegliato ed aveva i capelli spettinato tipo moglie di Fantozzi e uno sguardo assonnato che si trasformò ben presto in sguardo di puro terrore quando fu gettato sotto le luci della ribalta.

Mi rimprovero ancora oggi di non essere saltato sul palco ed averlo strappato dalle grinfie di quella mostruosa macchina dello spettacolo perchè di li a poco la situazione degenerò.

Al piccoletto fu messa tra le braccia un’altra vittima sacrificale con la quale, lo sguardo congelato verso il pubblico in cerca di un viso amico, si gettò in una grottesca pantomima di un valzer.

Subito dopo, lo sguardo a quel punto angosciato, gli fu messo in mano un sonaglino che il piccoletto faceva vibrare non a ritmo della musica ma, ritengo, a quel del suo orrore.

La misura si colmò quando ai bambini fu messo in mano un flautino. Il piccoletto rimase immobile emettendo solitari fischi vuoti di ogni significato mentre attorno a lui si scatenava la gazzarra di bambini in preda al delirio del dio Pan.

L’unica cosa da fare era restare immobili, attendere la fine e procedere alle dovute e necessarie denuncie alle autorità competenti (Onu inclusa) invece mia moglie prese un’iniziativa audace.

Sporgendosi tra le teste degli altri genitori fece un cenno di saluto a Riccardo. Non aspettava altro... Tutta l’angoscia esplose in un pianto dirotto spezzato da urla di richiamo verso la mamma.

La Susy, precedendomi di un istante, balzò in piedi e lo prese in braccio consolandolo.

Da allora il piccoletto ha chiuso con la musica dedicandosi con impegno rinnovato al calcio da corridoio ed al triciclyng estremo.

Appena tutte queste drammatiche immagini hanno smesso di scorrere davanti ai miei occhi ho guardato mia moglie, ancora in piedi con la penna in mano davanti al calendario, e le ho detto:

“Diciamo che è malato?”

Ha annuito...

Guglielmo

1 Comments:

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Geniale!

9:31 PM  

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