mercoledì, ottobre 12, 2005

Un figlio con le ali

Per quanti sforzi si facciano non si è mai un genitore perfetto. L’imprevedibile è sempre in agguato, pronto a colpire una disattenzione o una lieve imprudenza.

Ieri pomeriggio siamo andati all’area verde. Un fazzoletto di bosco ritagliato nel cuore della periferia. Alle 18 circa, dopo aver giocato sull’altalena e sullo scivolo, ci siamo avviati verso casa. Come spesso faccio, ho preso il piccoletto sulle spalle. Proprio all’uscita, camminando su un vialetto di cemento leggermente rialzato rispetto al terreno, ho messo un piede in fallo e sono rovinato a terra. Riccardo, che era sulle mie spalle, è precipitato al suolo con me. Ho cercato di trattenerlo ma il tutto è stato così fulmineo che ho avuto modo solo di vederlo cadere mentre ruzzolavo nella ghiaia(quello che nessuno ha visto è l’angelo che ha gettato un paio di cuscini sulla traiettoria di Riccardo).

Ora che scrivo tutto è passato, ma la corsa nel traffico serale e l’attesa all’ospedale è stata carica di angoscia. Fino a che la pediatra non ci ha confermato che si trattava solo di una brutta escoriazione sulla guancia (che non comprometterà la sua carriera di Dongiovanni) mi sono sentito in colpa verso Riccardo per non averlo protetto come un padre deve fare.

Durante quella lunga ora mi sono sentito un pessimo padre ed anche ora che scrivo, in attesa di sorbire una camomilla, ed attendo, su consiglio precauzionale della dottoressa, di svegliarlo per verificare che stia bene, mi sento in colpa.

Passato il panico e tornati a casa mi sono poi reso conto di essermi fatto male alla caviglia che ho poggiato male. Dopo cena mi sono messo in bagno con un libro (“I tre moschettieri”) lasciando il piede dolente nell’acqua gelata. Dopo qualche istante è comparso il bambino volante chiedendomi cosa stessi facendo.

Gli ho spiegato che mi faceva male la caviglia ma che non era nulla di grave. Gli ho chiesto anche scusa per la gita fuoriprogramma all’ospedale ma non so se ha capito.

A quel punto gli ho detto:
“Dai, vai di la a dire alla mamma di mettere su PeterTanner prima di andare a letto”
“No. Vieni anche tu…”
“No Ricky non posso…poi arrivo”
A quel punto è arrivata mia moglie e ha aggiunto:
“Dai vieni di la che vediamo Peter Pan.”
Con una guancia graffiata e lo sguardo addolorato per la mia sorte ha concluso “No…io resto qui… con il mio papi…”

Non so se ha capito la dinamica del volo e le mie responsabilità. Non so se ha capito che gli ho chiesto scusa e che mi sentivo male. So solo che lui, incurante delle sue ferite, ha detto poche immense parole che hanno alleggerito di molto il fardello che portavo.

Guglielmo

4 Comments:

Blogger Tecnologo ha sostenuto

a parte il fatto che l'equilibrio non è mai stato il tuo forte... non ti viene anche in mente che oramai hai una certa età?
per Natale, altro che magnum pi. un bel bastone.

8:49 AM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Sono ridotto un rudere ormai...

8:52 AM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Grazie per queste parole. Per fortuna in ospedale sulla vetrata della sala attesa c'era Peter Pan in volo. Il piccoletto, come tutti gli amanti disney... si è sentito molto rassicurato.

4:09 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

La strana coppia temo sia accomunata da questa tendenza...

Oltre che dal mistico equilibrio tra uno che corre tarantolato e l'altro che ride sorpreso dalla follia del mondo.

10:26 AM  

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