sabato, settembre 10, 2005

Quien es?

Quell’uomo scivolava negli avvallamenti del terreno e ricompariva diversi metri piu’ in la rispetto a dove era sprofondato. Si insinuava tra i rami e le fronde degli alberi ma sempre ben badando a non seminarmi. Era chiaro che voleva lo seguissi. Proseguimmo cosi per una buona mezz’ora. Ogni tanto, stanco, rallentavo e il vecchio amico di mio nonno rallentava anche lui. Per un istante ebbi la tentazione di fermarmi per vedere che cosa avrebbe fatto ma la paura di perderlo di vista ebbe il sopravento. Ad un certo punto, giunti in pressi di una parete di roccia, si arrestò voltandosi. Era perfettamente calmo e per un attimo dubitai dalla trasfigurazione cui avevo assistito quando era stato letteralmente risucchiato dalla foresta.
“Guglielmo…” disse come se fosse sorpreso di vedermi.
“Lei il mio nome lo sa…”
“Arturo…Arturo è il mio nome”
“Arturo…a cosa devo le sue attenzioni.” Pronunciai quelle parole aspettandomi di aver appena iniziato un lungo ed estenuante interrogatorio ed invece Arturi disse:
“Al fatto che sei il nipote di Franco ed il figlio di tuo padre…già..tuo padre. Un uomo coraggioso, forse un po stupido, ma coraggioso…”
“Conosceva mio padre?” chiesi cercando di dominare la rabbia.
“Eravamo buoni amici. Come diverremo io e te.”
“Amici?”
“Certo Guglielmo. Feci a tuo padre la stessa proposta che io faccio ora a te. E prima che tu me lo chieda ti dico subito che, al contrario di ciò che fece tuo nonno, rifiutò!”
“Rifiutò cosa? “dissi con il fiato che mi si mozzava nel petto per l’emozioni di scoprire qualcosa di mio padre che andasse oltre i freddi e banali racconti che udivo da sempre in famiglia.
“Rifiutò ciò che già era suo. Ciò che era di suo padre prima di lui: La ricchezza, il potere, il dominio su questa valle di tarati nati da incroci da cugini!” esplose in una risata che risalì la parete rocciosa.
“Perché avrebbe dovuto rifiutare l’eredità di mio nonno?”
“Perché gli dissi, come ora dirò a te, come la ottenemmo. La ottenemmo insieme questa ricchezza io e tuo nonno. Ciò che in questa valle non è della tua famiglia è mio Gughi…
Vedi tuo nonno non ha mai combattuto in montagna. Tuo nonno era un vigliacco. Imboscato nella cantina di una trattoria giù in paese rimase mesi asserragliato fino a dimenticare il calore del sole sulla pelle. Capisci? Per paura dei rastrellamenti, delle bombe, dei bombardamenti…ma tuo nonno era anche intelligente. Sapeva che dalla guerra, a stare attenti, c’era da fare fortuna. E al momento giusto seppe drizzare le orecchie. Lo riconosci il tuo eroico nonnino in questo racconto? Lo riconosci?” rise. Odia quella risata e strinsi la Lugher.

“La pistola tedesca…a suo tempo saprai anche come l’ha ottenuta…

Comunque tuo nonno, ascoltando molti discorsi dei nazisti che si fermavano nella taverna a mangiare e a godere della compagnia di qualche paesana ben disposta, scoprì che un reparto di SS, le teste di morto, aveva un po superato il limite. La maggior parte delle ricchezze che strappavano agli ebrei veniva ammassato in una grotta nei boschi insieme a ciò che parecchi tedeschi ed italiani pagavano per rilevare le imprese degli internati. Un bel gruzzolo, che pensavano di recuperare a guerra finita. Mi segui Gughi?”

Sapevo che mio nonno conosceva bene il tedesco per aver lavorato qualche mese in Germania prima della guerra, ma il resto era per me una novità. Una terribile novità.

“Bene, tuo nonno, seppe, quando ormai la guerra purtroppo agonizzava, che una colonna di americani stava giungendo in valle e che il reparto di Ss, recuperato il bottino, si sarebbe sciolto ed separatamente i membri avrebbero raggiunto paesi compiacenti. Devo dire che Franco in quel frangente mostrò un po di coraggio. Dopo anni di annichilimento, spronato da me, non lo nego, prese il coraggio a due mani. Rubò una motocicletta e corse incontro alla colonna dei liberatori. Raccontò al comandante che un reparto delle Ss, che si era macchiato di crimini orribili, stava tentando di fuggire verso la Germania. Ovviamente tuo nonno aveva tralasciato qualche dettaglio. Ben sapendo il percorso che i nazisti avrebbero fatto convinse gli americani ad organizzare un’imboscata. Inutile dirti che ben pochi nazisti uscirono vivi. E quei pochi che si salvarono, furono finiti da tuo nonno sul campo di battaglia. Approfittando della confusione che seguì alla battaglia, con la Lugher che ora impugni e che rubò ad un morto, finì tutti coloro che serbavano il segreto di quella grotta. Salvo uno ovvio. L’unico che salvò e fece curare e che convinse a farsi portare alla grotta. E li, sempre con quella pistola, lo ammazzò. Il resto lo immagini…”
Tutta la storia della mia famiglia, che mille volte avevo sentito raccontare da mio nonno prima che morisse e da mia nonna, si era sciolta davanti ai miei occhi. Quella immensa ricchezza di cui godevo dalla mia nascita non solo era rubata a chi l’aveva onestamente costruita in anni di sacrifici ma era stata anche conquistata assassinando gli aguzzini di quegli onesti e mai piu’ restituita. Un peso sordo i gravava sul petto. Stavo per lasciar cadere al suolo la pistola quando, assalito dalla rabbia, puntai verso Arturo.
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