mercoledì, settembre 21, 2005

La stanza del dilettante

Arrivo tardi, lo so: ma ho preso una sbandata per Sellerio, sul serio.
Parlando con i colleghi, l’altro giorno, sono stato tacciato del solito snobismo per via del fatto che avevo affermato che le migliori case editrici sono quelle che curano l’aspetto esteriore del libro, come Adelphi e Sellerio.
Ho quindi speso parole di elogio per Sellerio, raccontando della Civiltà perfezionata e finendo a parlare di Sciascia, che è diventato il trait d’union tra le due case editrici.
Ho ripensato dunque a quella peculiare capacità che aveva Sciascia di farsi alfiere di riscoperte letterarie di primissimo livello, come ad esempio fece con il Rubè.

Quando trovai per la prima volta “Per un ritratto dello scrittore da giovane”, l’unica cosa che mi veniva in mente era Dylan Thomas, ma ho poi scoperto che non c’entrava nulla. Il libretto, 51 pagine, è una piccola inquisizione, in puro stile sciasciano, della giovinezza di Giuseppe Antonio Borgese. Chi fosse Borgese, io non avevo idea. Non ne avevo mai sentito parlare.

E poi, leggendo il libretto di Sciascia mi imbattei nell’incipit del Rubè e la vita mi riservò una delle sue piacevoli sorprese.

La vita di Filippo Rubè prima dei trent’anni non era stata apparentemente diversa da quella di tanti giovani provinciali che calano a Roma con una laurea in legge, un baule di legno e alcune lettere di presentazione a deputati e uomini d’affari. Veramente egli aveva portato qualcos’altro del suo, segnatamente una logica da spaccare il capello in quattro, un fuoco oratorio che consumava l’argomentazione avversaria fino all’osso e una certa fiducia d’essere capace di grandi cose, postagli in cuore dal padre; il quale era segretario comunale a Calunni, e, conoscendo bene l’Eneide in latino e la vita di napoleone in francese, giudicava che tutti, a cominciare da se medesimo, fossero intrusi in questo mondo, fuorché i geni e gli eroi.

Ora, anche se sono consapevole del fatto che qualcuno mi criticherà, lo dico chiaro e tondo: è l’incipit più folgorante di tutta la letteratura italiana. Davvero. È un proiettile che butta il lettore in un mondo romantico e disperato, un luogo che si trova in ogni tempo, in ogni epoca.

Oggi più che mai, ci sono legioni di ragazzi, trentenni, che “calano” nelle grandi città, carichi delle aspettative paterne, carichi di “talenti” eppure già disperati perché lucidamente consapevoli che, proprio per via della loro visione del mondo, solo persone eccezionali (gli eroi, i geni), possono considerarsi cittadini a pieno titolo. Insomma, il ritratto spietato e veritiero del modo migliore che una persona normalmente dotata ha di scavarsi la più profonda delle fosse.

Rubè siamo noi, e Sciascia lo aveva capito bene.

Ho letto il romanzo – struggente – e sono convinto che sia tutto concentrato nel suo incipit, come fosse un Aleph in cui tutto il mondo è racchiuso, sol che ci si sappia porre di fronte a lui, a osservarlo.

Sciascia si pone di fronte alla vita di questo scrittore, e alla sua opera pressoché dimenticata, per condividere con noi la sua profondità di analisi.

Filippo Rubè si incammina nella vita sprofondando nell’abisso, nonostante la sua logica, nonostante le sue doti e sembra quasi che Sciascia si domandi quale possa essere la lezione che possiamo trarre da questo romanzo.

Forse la troviamo in epigrafe la volume di Sellerio:

“Aspiro, per quando sia morto, a una lode: che in nessuna mia pagina è fatta propaganda per un sentimento abietto o malvagio. G.A.Borgese”

Sì, forse è questo l’unico argine che possiamo frapporre tra noi e l’abisso, l’unica ancora di salvezza: diventare scrittori morali, nel senso più alto del termine: professionisti con una morale, persone integerrime. Non è una lezione da poco.
Io la vedo così, ma non sono che un dilettante.

13 Comments:

Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Bello. L’ho riletto più volte per apprezzarlo al meglio. Quanti temi tocchi...
L’inizio del Rubè è fulminante ed è già un romanzo.
Il tempo passa Connestabile,i sogni e le speranze svaniscono lentamente mentre il sole raggiunge lo zenith. Per noi, però, è ancora lontano il tramonto...

11:39 AM  
Blogger Tecnologo ha sostenuto

bene: siete ad un passo dal fare lingua in bocca (cfr. gunny highway). mi sembra siate pronti per i PACS...

12:10 PM  
Blogger Il connestabile ha sostenuto

forse nei sogni del maresciallo (sai, dicono che queste cose accadano nelle caserme...). io sono più per la dear old f... (cfr. Vanzina, Vacanze in America, 1985)

12:13 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Io sapevo che capitano dai salesiani...

12:21 PM  
Blogger Il connestabile ha sostenuto

no, ti sbagli.

12:54 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Mi sembrava avendo conosciuto alcuni alunni..

1:11 PM  
Blogger Il connestabile ha sostenuto

"conosciuti"?! allora avevo ragione...
viziosa!

1:16 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Conosciuti?

Sei passato al latino?

2:22 PM  
Blogger Il connestabile ha sostenuto

viziosa!

2:46 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Hai il potere di trasformare un potenziale interessante dibattito in una serie di banali insulti...

E' una capacità notevole ma della quale non mi farei un vanto...

2:57 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Questi tuoi scritti non sono inviti al confronto ed alla riflessioni ma semplici esercizi di stile...

2:57 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

E nulla è piu' triste di una lussuosa giara vuota...

2:58 PM  
Blogger Il connestabile ha sostenuto

viziosa! e indispettita!

3:09 PM  

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