giovedì, settembre 01, 2005

...e gli amici...

Tornai a casa e trascorsi il pomeriggio leggendo in terrazza. Ognitanto, come di consueto, interrompevo la lettura e lasciavo spaziar losguardo verso le montagne. A ridosso della casa della mia famigliaripidi e massicci si innalzavano infatti i fianchi di due montagne.Lasciando salire lo sguardo verso la loro vetta si aprivano ampieferite di roccia color del piombo. Solo guardando con attenzionequelle croste di roccia era possibile scorgere venature nere e sabbia.Salendo ancora , su quelle che ormai erano pareti, il margine dellaferita era ricoperto da erba scintillante nella quale svettavano radialberi. Le prime dritte sentinelle lasciavano allora il postoall'esercito di tronchi i cui rami sembravano avvinghiarsi tra diloro e le cui radici parevano aggrovigliarsi al possente dorsoroccioso. Tra un tronco e l'altro era possibile scorgere la cupa edimpenetrabile umidità del bosco che da li, valicata la cresta,ridiscendeva compatto sull'altro versante per risalire verso la vettadi un terzo monte posto in mezzo ai primi due.
Le ombre della sera iniziarono a colare dai margini del bosco.Colarono verso il paese da cui partiva l'ampio nastro d'asfalto chesembrava salire sino al valico e che costeggiava la nostra proprietà.In realtà la strada, inoltratasi nell'oscurità del bosco, perdeva lasua baldanza e diveniva poco più che una mulattiera per la quale erapossibile il passaggio di un auto alla volta. Quella strada siarrestava infine bruscamente di fronte ad un vecchio albergo ad unasola stella i cui fasti del passato parevano ormai essere dimenticati.Da li partivano tre ampi sentieri che si snodavano verso le valliadiacenti seguendo tortuosi cammini impossibili da scorgere da valle.
Quando giunse il tramonto, per poter continuare a leggere in attesadell'ora di cena, accesi qualche candela ed una torcia elettrica.Avevo infatti ideato una specie di spallaccio dove tenevo fissata latorcia puntata sul libro che leggevo. Ricorrevo a questo stratagemmaquando saltava la luce, cosa che accadeva spesso, o quando, perl'appunto, leggevo su quella terrazza priva di prese e punti luce. Lagiornata era quasi conclusa e solo l'enorme croce posta sul monte piùin alto era illuminata dal sole. Le fiamme delle candele, che fino apoco prima danzavano pallide nella luce, acquistarono potenzarischiarando anch'esse le pagine. Posai dunque il libro che stavoleggendo in grembo, mi pare di ricordare che fosse un libro diSciascia, e fissai il riverbero del sole che svaniva dalla croce.Mentre alzai lo sguardo notai che nella fitta boscaglia prospicientealla casa c'era qualcosa di strano. Un brivido scivolò dalle orecchioverso la schiena quando mi accorsi che due occhi giallastri mispiavano dal buio. Con un gesto fulmineo ebbi la presenza di sfilarela torcia dallo spallaccio ed indirizzare il fascio di luce verso ilpunto che aveva attratto la mia attenzione Quegli occhi, cheevidentemente si erano abituati all'oscurità, rimasero feriti daquella luce intensa perché i rami vibrarono come se un grosso animalesussultasse per la sorpresa. Fu con orrore che, solo per un istante,scorsi tra le fronde che si scuotevano, un volto in preda agli spasmi…
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