lunedì, agosto 08, 2005

Uno sporco lavoro ovvero dedicato a chi sarà padre

Il carnina (ultimo nome affibbiatogli per la tenerezza delle sue carni. Gettandosi nei marosi in tempesta, vista la sua altezza qualsiasi onda oltre i 15 cm, gridava “Arriva Carnina!”,con il dito proteso al cielo) è un ribelle.

Va anche detto che è un esserino estremamente prudente... Se cammina in una via di montagna e sente il rumore di un motore inzia a guardarsi in giro come un leprotto che abbia udito un falco svolazzzare in cielo. Si appiattisce contro un muro e con gli occhi sgranati dice “ARRIVA MACCHINA!”. A quel punto smuovere il carnina è un'impresa. Solo dopo che è passata una macchina o che si è convinto che si tratta di falso allarme, riprenderà il cammino interrotto.

Non accetta però imposizioni o vincoli. E siccome sono un padre democratico che confida nell’intelligenza dell’uomo apro, nel caso di contrasto, ampie trattative. Trattative, ovviamente, che non sono baratti o tentativi di corruzione. Cerco solo di portare il carnina a ragionare sulle conseguenze dei suoi atti, sulle sue negligenze e sulla necessità fare una cosa (mangiare, dormire, abbandonare il parco quando è ora, non strapparmi gli occhiali dal volto gettandoli a terra, non lanciare i cellulari sul pavimento, non tirare i sassi ed ogni altro gesto contro la normale convivenza).

C’ da dire che il piccoletto è coriaceo e se io gli dico “Riccardo, ho detto basta”. Lui ribatte: “NO! Io dico basta te!” e alzando il dito come io sto facendo mi guarda torvo. Inclina il capino in avanti e tende il suo corpicino come un toro pronto a caricare. Punta gli occhi verso i miei e mi fa capire che proprio non ce n’è. Mi minaccia dunque fisicamente A quel punto, secondo me, ma pure secondo mio padre, la via è una sola: non cedere. Io ribatto ed il piccolo Temugin alza il tono dello scontro. Come i Russi durante la crisi cubana il piccoletto cerca di uscire salvando la faccia davanti alla sua mamma ed eventuali avventori. Come Kennedy con Kruscev anch’io gli do una chance : “Guarda che le prendi! Finiscila e...(gli dico cosa deve fare!” il tono è suadente. Del tipo: “dai carnina, la ribellione ci sta. Sei cazzuto. Qui tutti ti ammiriamo perchè hai tue opinioni riguardo a quando cambiare il patello. Ma non sempre ha ragione. Finiscila qui. É impensabile che con i tuoi scarsi 13 chili possa avere la meglio sui miei 90 ed imporre la tua volontà, tipo restare al parco fino a notte inoltrata o gettarsi in acqua quando tura vento freddo). Si aprono tre strade: la prima prevede che il carnina ceda. Comprende che la sfida che sta aprendo con me è insostenibile e che la mamma (con una sola parola glielo ha segnalato...) lo ha abbandonato al suo destino. Allora il piccoletto finge di ragionarci su (ma lo ha già fatto...) e si fa accondiscendente. Raccoglie il plauso degli astanti ed in trionfo procede verso i suoi doveri. La seconda strada è rara ma si realizza. La sua mamma mi segnala che non mi appoggerà nella mia sfida (me lo ha fatto capire con una parola...). Il carnina si fa di granito. Se poi esce da malattia, in giornata è già stato stangato o non lo vedo da parecchio, cedo. Apro un baratto (o corruzione) ed assecondo alcune richieste di Gengis Khan.

La terza via è la più dolorosa. Per tutti. Il carnina è in delirio mussoliniano. Dalla sua personale Piazza Venezia minaccia ripercussioni gravissime per me. Affronta i nemici sprezzante certo che non andrò a veder il suo bluff. In genere mi apostrofa cosi “Brutto ceffo tu vai via!” Gonfia il petto come un galletto da combattimento e con la manina aperta in aria minaccia di abbattere la sua furia su di me. La soluzione è una sola. Lo prendo e gli assesto una sberla dimostrativa sul sedere. Il piccoletto non molla. Ormai è confronto termonucleare. Cedere vuol dire, secondi i libri che ho letto, creare un tiranno. A quel punto il sedere di Saladino viene colpito con durezza ed il carnina cede. Piange grosse lacrime, si dispera, si dichiara incompreso dalla civiltà occidentale e cerca conforto in sua madre( che non gliene da) o altri complici compiacenti. Ora mi guarda con dolore e sorpresa ed i suo occhietti azzurri paiono dire. “Proprio tu! Tui che mi hai comprato quando sono nato quel prestigioso carillon da 90 mila lire! Proprio tu che scrivi di me con amore sul Blog!Proprio tu che mi tormenti di baci e carezze ad ogni istante!”.

A quel punto tutto è dimenticato: gli interminabili tornei di calcio in corridoio, le interminabili mattine trascorse insieme giocando io e lui quando aveva pochi mesi e le pappe ricche di verdure che confezionavo prima di metterlo amorevolmente a letto. Le acrobazie per portarlo a giocare all’area verde nelle mattine in cui era chiusa. Tutti gli insegnamenti segreti che gli ho impartito e la fiducia che gli ho accordato mille volte. Tutto dimenticato...

In quei momenti la durezza del duro lavoro di padre è lampante. Si diventa come un sergente dei Marines. Si apprezza la durezza e la freddezza mostrate dal suddetto durante l' addestramento solo quando si sarà in battaglia. Solo allora ci si ricorderà con amore dei suoi “no” e delle sue imposizioni perchè si comprenderà che ogni “no” era detto per amore.

Ed allora il papà diventa un giudice severo ed un osservatore attento ed implacabile. Un baluardo tra il caos e l’ordine. Capace di affetto ed amore ma anche capace di mollare sberle e negare ciò che agli occhi di un bambino è un diritto. Sicuramente è una presenza rassicurante , di quelle da avere vicino nei momenti difficili ma non certo uno con cui andare in vacanza a Creta (terra di tentazione e piacere).

Ieri sera, quando l’ho lasciato con Susanna nella casetta sperduta che abbiamo affittato, gli ho spiegato che sarei sceso a Milano per lavorare.

Due sono state le sue preoccupazioni: che la mamma restasse con lui e che restasse con lui anche la Corolla:
"No, tu non vai via senza Crolla! No no no!"(il carnina usa le parole un po a casaccio ma il senso era chiaro)

Quando gli ho spiegato che avrei portato via la macchina lasciandogli l’altra si è sfiorata la crisi. Allora gli ho chiesto “La mamma la guida la Corolla?”
“NO!” ha riposto deciso preoccupato che la sua macchina finisse in mani inadeguate.
“E allora devo lasciarti la BrumBrum (la Seat sta studiando di ribattezzare cosi’ l’Ibiza)!”
“Si!”,

Stamattina li ho chiamati. Ha risposto il piccoletto. La sua prima domanda: “Come sta Corolla?”

L’ho tranquillizato.


Guglielmo, l'autista

Ps.

Essere padre è un lavoro sporco ma con a volte grandi ricompense. E’ infatti con le lacrime agli occhi che ho assistito ai festeggiamenti in mio onore che il carnina ha fatto settimana scorsa al mio arrivo nella sua residenza estiva.

2 Comments:

Blogger Tecnologo ha sostenuto

vedrai quando anche lui peserà come te, ma con trent'anni in meno...

4:57 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Il carnina?

Qunado avrà l'età della ragione avrà capito i delicati equilibri della vita...

5:13 PM  

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