martedì, luglio 05, 2005

Lungo la Neva

Sono tornato pochi mesi fa a San Pietroburgo. Non con la mia Aston Martin ma con un autobus di anziani iscritti all’Università della terza età in gita. La Russia è piu’ pericolosa oggi di quanto non lo fosse 40 anni fa ed io non sono piu’ quello di allora. Gli americani dopo quella vicenda si dimenticarono di me ed il mio fascicolo immagino giaccia in qualche archivio polveroso. Ho condotto in seguito una vita normale.

Ho camminato lungo la Prospettiva Nevskij scrutando la finestra dove Sonia viveva ed ho scoperto che viene affittata a ricchi turisti europei. La mia libreria c’è ancora ma Nicolaj, e’ ovvio, è morto. Ho cercato il libro che mi salvò la vita ma al suo posto ho trovato una sfilza di libri di pessima qualità. E’ ovvio che le case editrice non hanno intenzione di investire denaro nell’editoria di questo travagliato paese.

Vi devo una confessione...

Riuscii a far uscire Sonja dall’Unione Sovietica dopo circa tre mesi. Contattai Aleksej e minacciai anche lui. Gli dissi che se non avesse fatto fuggire Sonja avrei rivelato a John e amici che anche i Russi sapevano dei francobolli. Che anche quelle notizie erano false e che quella fonte di bugie sarebbe dunque stata prosciugata. I Russi obbedirono.

Ero un doppiogiochista?

No...lavoravo anche per i Russi perchè non volevo che nessuno dei due avesse il vantaggio sull’altro. Solo questo sottile equilibrio di bugie ha tenuto il mondo sospeso sull’orlo del baratro nucleare e poi, in quella confusione di giochi e controgiochi, quale erra ormai la verità?

La Storia mi ha dato ragione...


L’unica cosa di cui dubitavo e che non avevo capito era se Sonja mi amasse davvero e se fosse anche lei una spia. Per questo tornai a Leningrado un’ultima volta.

Una sera, camminando lungo la Neva, immersi nella notte bianca, ho detto a Sonja

“Ho temuto che non fuggissi dalla Russia per unirti a me.... In seguito ho continuato a temere che tu fossi venuta in Italia non per me ma solo per continuare il tuo lavoro di spia...”

L’ho guardata interrogativo.

Ha stretto al petto la copia in francese delle “Notti Bianche” e ha sorriso...

“Che importanza ha...? Io ti amo...”


Guillaume
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