giovedì, aprile 21, 2005

Lo squalo

La superficie dell’acqua è tesa come una pellicola domopak pronta a lacerarsi. I cavi bianchi e rossi che separano le corsie galleggiano immobili. La musica dell’acquagym martella dall’enorme cassa nera. Mi tuffo. L’acqua è fredda. Scivolo immobile, il capo in linea con la colonna, verso il fondo lasciando che il silenzio totale mi riempia. Le prime quattro bracciate sono le più difficili. I muscoli iniziano a ricordare ed iniziano a scuotersi di dosso stress e tensione.

Il silenzio si dissolve con i tuffi che seguono al mio. Ed ecco compaiono...

L’uomo squalo. Getta uno sguardo allo specchio d’acqua simile a quello che George Patton, in compagni della della 5 divisone corazzata, gettò al Reno attraversandolo in direzione Berlino. (Si narra che il Generale ci pisciò nel fiume che segnava i sacri confini del Reich...).
Scuote le spalle come Rosolino e si tuffa. Tra una virata e l’altra impreca contro quelli più lenti (praticamente tutti visto che lui nuota ogni giorno un paio d’ore...). Sorpassa tra due nuotatori che si incrociano e se riesce piazza una spallata a quello che gli viene incontro e riserva un calcio per quello che sorpassa. Ogni tanto si ferma a sistemarsi la cuffia che si sposta per la potenza della virata e ne approfitta per sfogarsi con il bagnino per il traffico che gli impedisce di nuotare a delfino. Al sopraggiungere a fondo vasca di un malcapitato lascia scintillare i muscoli delle spalle e getta sguardi sprezzanti all’irrisoria muscolatura altrui. Io faccio così...nuoto a rilento per un paio di vasche occupando quanta piu’ corsia possibile e prendo fiato. Lui, dal nervoso, aumenta la respirazione e va in iperventilazione meditando parole di fuoco da scaricarmi addosso. A quel punto, a fine vasca, lo lascio passare e facendo appello a tutti i Kellogs mangiati a colazione nuoto a stile (in maniera scomposta perchè l’unico stile che ho in piscina è quello di prestare attenzione a non colpire le donne con il pancione...) e continuo a toccargli i piedi come a dire “Sei passato e adesso mi vai a fondo da quanto sei lento!”. Lui aumenta l’iperventilazione e quindi rallenta ulteriormente. A fondo vasca si ferma per aggredirmi. Io viro un paio di metri prima e gli riservo uno sguardo sprezzante. Il giochino si ripete un paio di volte finchè, iperventilato ed esasperato, cambia corsia...

2 Comments:

Blogger Il connestabile ha sostenuto

si potrebbe dire che sei il suo pesce pilota?

12:35 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Direi di si...

12:44 PM  

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